Oggi vi invito a leggere la terza intervista della serie “La Valle d’Aosta agli occhi dei Valdostani”. Questa volta ho deciso di intervistare i genitori di una mia amica. Gli ho conosciuti nel 2011 e poi un po’ meglio quando mio cugino è venuto in Valle d’Aosta per le vacanze invernali nel 2013 e ha soggiornato presso uno dei loro appartamenti a Buthier Lo nid di candolle. Nella relazione che ha scritto (la relazione è disponibile QUI, ma solo in polacco 😉 ) ha lodato la loro gentilezza e accoglienza.
Ugo e Rosanna mi sembravano ideali per un’intervista e infatti lo erano! Hanno l’età giusta per raccontare il passato e i cambiamenti avvenuti in valle, ma nello stesso tempo sono giovani nell’animo e ancora pieni di energia.
Le interviste con i valdostani sono fatte soprattutto per i miei lettori polacchi, per scoprire i posti, itinerari e gusti nuovi, per lasciare la parola a chi conosce la Valle molto meglio di me. Devo però dire che è diventato un appuntamento importante anche per me stessa, sono un’enorme fonte di ispirazione. Infatti da questi articoli ne nascono altri: visito posti nuovi o scopro pezzi della storia che poi racconto sul blog.
Le interviste che faccio le traduco e pubblico in polacco, ma per valorizzare il tempo di chi si è reso disponibile le lascerò anche in originale. La descrizione delle foto rimane in polacco per le questioni „logistiche”, ma penso che si capisca lo stesso.
Cominciamo!
Che dite di voi ai miei lettori?
Siamo Rosanna e Ugo marito e moglie, sposati da ben 44 anni ( 29 maggio 1971)
Io ROSANNA 70 anni da una famiglia di origine del Veneto , ho fatto le scuole dell’obbligo e poi ho fatto 4 anni come lavoratrice-studente con corsi serali per il conseguimento del diploma da ragioniera. Ho lavorato per più di 40 anni alle dipendenze prima presso uno studio di commercialista (4 anni) poi, con concorso pubblico, presso l’Amministrazione Regionale. Ho avuto due figli, un maschio di 43 anni e una femmina di 32 anni. Sono in pensione dal 2001 .
Io UGO 69 anni da una famiglia di origine valdostana, ho lavorato per 30 anni in uno stabilimento siderurgico e poi per 15 anni come libero professionista come perito elettrotecnico. Dopo le scuole dell’obbligo ho frequentato per 3 anni una scuola aziendale e poi come lavoratore-studente mi sono diplomato perito elettrotecnico nel 1968. Sono in pensione dal 2011.
Abbiamo sempre abitato in periferia di Aosta in una casa costruita dal papà di Ugo nell’anno 1953 e via via ristrutturata nel corso degli anni.
La società valdostana è cambiata molto da quando voi eravate bambini?
La nostra vita di bambini era fatta di grande attenzione all’economia domestica, economia nel vestire ( ci passavamo i vestiti da fratello a fratello o sorella) economia nel mangiare, assenza assoluta di televisione ,telefono ,ecc. e di giocattoli, di giornaletti e grande attenzione all’educazione morale e religiosa e alle tradizioni. Ciò malgrado la nostra fanciullezza è stata felice, fatta di tanti giochi semplici con altri bambini, nelle strade, nei quartieri, nei villaggi senza grossi rischi. L’unico mezzo di trasporto dei nostri genitori era la bicicletta. Solo negli anni 50 si è iniziato con l’acquisto di una moto e negli anni 60 di una piccola 500 di terza mano. Dal punto di vista sociale in quel periodo c’era grande fermento. A chi aveva un titolo di studio o un mestiere in mano aveva assicurato il benessere e la stima nella società. Il motto era “basta aver voglia di lavorare e poi il successo e il benessere era assicurato”. Il lavoro comunque non mancava.
Già i nostri figli hanno vissuto in periodo di benessere, con giocattoli in quantità, televisione, vacanze estive al mare con la famiglia, grado di istruzione più elevato per la maggiore facilità di accesso alle strutture scolastiche più dislocate sul territorio. Dal punto di vista sociale hanno già incominciato a vivere in un periodo di rilassatezza nei costumi, nell’educazione morale, nella rilassatezza delle tradizioni, nella crisi del lavoro, se pur dal punto di vista famigliare la responsabilità e l’impegno morale nelle istituzioni è sempre stato un punto fermo educativo. Questi fondamenti hanno loro permesso a non avere grosse difficoltà a trovare lavoro e a inserirsi nella società.
I nostri nipoti hanno una camera solo per i giocattoli però, a nostro avviso, loro rispetto a noi e ai nostri figli che siamo vissuti in un periodo di crescita sociale e lavorativa, avranno prospettive meno rosee per il futuro, purtroppo.
Tuttavia noi rispetto a figli e nipoti siamo quella generazione che ha dovuto adattarsi maggiormente ai grandi cambiamenti che sono avvenuti nel corso della nostra vita tanto di più per aver voluto e dovuto restare membri attivi della società.
Anche il settore del turismo ha subito i cambiamenti negli ultimi decenni in Valle d’Aosta?
Il turismo in Valle d’Aosta ha sempre rivestito una discreta importanza legata soprattutto nel passato a centri importanti ed esclusivi come Breuil-Cervinia, Courmayeur, Cogne, Gressoney. Si trattava tuttavia di un turismo molto esclusivo ed elitario o legato all’alpinismo e allo sci.
Con la crisi che ha colpito settori come l’industria questo settore è diventato sempre più importante.
Politiche intelligenti hanno altresì permesso di allargare al turismo anche altre località della Valle e altrettanto belle e accoglienti e nel contempo aumentare il numero dei vacanzieri. Il turismo in montagna è diventato se non proprio di massa, ha comunque riguardato un sempre maggior numero di persone. Inoltre è diventato più libero e non vincolato a orari e riti che il soggiorno in albergo obbligava. Ecco così il fiorire di B&B, di chambres d’hotes, di appartamenti vacanze di Residence. Il recupero delle vecchie abitazioni è stato reso possibile con politiche di aiuti economici, I vari comuni con le loro Proloco hanno iniziato a organizzare manifestazioni rivolte a allietare ed attrarre i turisti. Il rischio è di perdere un po’ la naturalezza della montagna e da turismo di nicchia che diventi un turismo di massa con le implicazioni di speculazione e di scadenza della qualità che questo comporta.
Avete ristrutturato una vecchia casa in un villaggio di media montagna, come è stata questa esperienza?
Nel 1980 abbiamo comperato una vecchia casa in un villaggio, bello e quasi disabitato nel comune di Gignod a Buthier per risiedere durante la stagione estiva perché ad Aosta dove risiedevamo faceva molto caldo sopratutto per i bambini. All’inizio l’abbiamo ristrutturata solo a nostro uso e consumo. Nell’anno 2005 dietro la nostra casa di Buthier vi era una casa diroccata che rischiava di danneggiare anche la nostra e abbiamo deciso di comperarla. Nel frattempo l’amministrazione regionale per favorire il recupero delle vecchie abitazioni e aumentare nel contempo la ricettività turistica aveva promosso una legge che concedeva dei contributi per la ristrutturazione di fabbricati vocati a utilizzo turistico ricettivo. Dopo varie peripezie burocratiche siamo riusciti ad accedere ai contributi nella misura del 30% ed abbiamo realizzato una CAV casa appartamenti vacanze composta da cinque appartamenti di varia metratura e Abbiamo iniziato l’attività nel 2012.
Qui sotto pubblico alcune foto di uno degli appartamenti Lo nid di candolle. E’ i gatti in legno? E’ il passatempo di Ugo :-). Vero che sono belli?
E’ complicato al giorno d’oggi lanciarsi in una attività simile in Valle d’Aosta?
Lanciarsi in una attività simile è stato molto complicato per noi che siamo comunque riusciti ad accedere a dei contibuti regionali e avevamo sufficiente esperienza nel campo della ristrutturazione edilizia. Attualmente la possibilità di accesso è molto diminuita per la crisi economica che stiamo attraversando.
Le difficoltà maggiori che bisogna superare sono appunto di natura economica per le spese che si deve affrontare per acquistare le abitazioni, ristrutturarle, e poi per le innumerevoli pratiche burocratiche che bisogna affrontare dalle autorizzazioni, alle progettazioni etc.etc. Pratiche farraginose e talvolta contorte per la molteplicità dei soggetti interessati.
Infine e non per ultimo difficoltà ad iniziare l’attività in un settore di grande concorrenza dove ciascuno deve farsi l’esperienza con le proprie forze, con la propria intelligenza con le proprie conoscenze e a proprio rischio. Bisogna avere tanti soldi e..tanto entusiasmo!
Quali luoghi si possono facilmente raggiungere da Buthier?
Buthier è situata a 1310 metri di altitudine e dista a 15 minuti d’auto da Aosta che è un po’ il centro della Valle d’Aosta. La viabilità per raggiungerla è ottima e in gran parte su superstrada nazionale 27 e per due km su strada comunale. Da Buthier a 15 minuti d’auto si è al confine con la Svizzera che si può raggiungere tutto l’anno attraverso il tunnel del Grand San Bernardo o attraverso il colle stesso durante le stagione estiva. A 35-40 minuti d’auto si è a Courmayeur e quindi al confine con la Francia attraverso il tunnel del Monte Bianco. A 35-40 minuti d’auto si è a Breuil-Cervinia ai piedi del Cervino. A 35-40 minuti d’auto si è a Cogne nel parco del Grand Paradiso. Questo per parlare dei centri più famosi ma nella zona vi sono dei boschi bellissimi solcati da comodi sentieri in parte sterrati. Per i camminatori ogni vallata della Valle ha percorsi stupendi con colli alpini che le collegano tra loro. Nelle nostre vicinanze vi sono la valle del Gran san Bernardo con colli alpini alla portata di tutti che ci collegano con Courmayeur e la Valpelline con colli che ci collegano con la valle del Cervino.
I posti e le esperienze in Valle d’Aosta che secondo voi sono assolutamente da visitare, vedere e vivere?
Oltre ai posti già menzionati in precedenza per la loro “fama” turistica non dobbiamo dimenticare la città di Aosta che a mio avviso è molto bella, ricca di storia romana con le porte pretoriane, l’arco di Cesare Augusto, l’anfiteatro e di musei e di importanti manifestazioni come la fiera millenaria di St. Orso del 30 e 31 di gennaio e del periodo di ferragosto, che rappresenta la passione e la maestria dei valdostani per l’artigianato del legno, dei mobili, dei tessuti etc. Il forte di Bard antica fortezza militare che l’amministrazione regionale ha completamente ristrutturato e ne ha fatto un centro internazionale di manifestazioni culturali, musicali, enogastronomiche etc. ad alto livello.
La nuova funivia Skyway Monte Bianco definita l’8° meraviglia del mondo che che da Courmayeur sale sino a 3466 metri a Punta Helbronner nel gruppo del monte bianco e dove si può spaziare con tutti i sensi nell’immenso bianco e blu dei ghiacciai eterni.
La passeggiata lungo il sentiero che costeggia il lago artificiale di Place Moulin nella valle di Bionaz molto suggestiva, panoramica e perché no anche romantica.
Per gli appassionati del gioco d’azzardo vi è il prestigioso casinò di St. Vincent con innumerevoli manifestazioni, congressi ecc. correlati svolti nel ristrutturato e maestoso Hotel Billia.
Come sono i valdostani di oggi?
Il popolo valdostano nella sua grande maggioranza è stato sempre fiero, geloso e orgoglioso delle proprie tradizioni e della propria lingua e della propria autonomia conquistata con sacrificio dopo anni di fascismo, autonomia che non è chiusura sociale ma volontà di prendersi le proprie responsabilità di autogestione e di autogoverno.
Dal punto di vista del modo di vivere dei valdostani oggi, nel loro complesso usufruiscono di un benessere abbastanza diffuso, distribuito e generalizzato, frutto dell’autonomia politica che ha permesso di ripartire le risorse economiche tra i vari settori in maniera abbastanza oculata.
Dal punto di vista identitario questa è in un momento di grave crisi. Le cause sono molteplici. Tra queste l’enorme litigiosità del mondo politico e culturale valdostano che cura soltanto l’interesse individuale o di gruppi singoli a scapito dell’interesse comune e della difesa “costi quel che costi” delle nostre peculiarità. Un altro aspetto è senza dubbio la crisi economica che ha messo in discussione le risorse per il sostentamento delle attività istituzionali, sociali e produttive. Infine ultimo ma forse il più importante è la Comunità Europea che con le sue leggi unificatrici ha dato il pretesto allo stato italiano, nei suoi organismi politico-istituzionali-giudiziari, che sono rimasti nel complesso accentratori e contro le autonomie, per assimilare definitivamente le varie velleità particolaristiche. In questo contesto i giovani, in piena crisi di lavoro e di prospettive non hanno il tempo e la voglia di occuparsi di ideali politici e sociali visti poi gli esempi che abbiamo sopratutto in Italia.
Quali sono le tradizioni ancora molto sentite in Valle d’Aosta?
I giochi tradizionali quali il fiollet, la petanque, lo tzan e il pallet che si svolgono la domenica a partire dalla primavera sino a fine estate.
Il carnevale che è diverso da località a località ricchi comunque di storia di fantastici e di variopinti costumi.
La bataille des reines, la battaglia delle regine dove le mucche che salgono durante l’estate negli alpeggi, seguendo il loro istinto si danno battaglia a suon di corna. E’ un vero e proprio campionato dove ci sono le selezioni regionali suddiviso per categorie in ordine di peso, svolte nei vari luoghi della valle dove ci sono gli alpeggi per arrivare alla finalissima che si svolge a fine ottobre nell’arena regionale della Croix Noire.
Le printemps theatral dove i giovani e meno giovani dei vari comuni organizzano delle piccole compagnie teatrali e esibiscono le loro pièces in patoua, dialetto franco provenzale generalmente ironiche sui differenti temi dell’attualità. Si esibiscono infine durante tutto il mese di aprile-maggio nei teatri e cinema di Aosta dopo essersi preparati durante l’inverno.
La rassegna dei cori dei vari comuni. Infatti è ancora molto sentita nei vari comuni la passione per il canto corale e per i gruppi folkloristici che si riverbera poi nelle cantorie religiose. A fine maggio viene appunto organizzata l’assemblea dei canti corali a livello regionale dove vengono giudicati e premiati quei cori e quei gruppi di eccellenza che poi rappresenteranno la Valle nelle varie manifestazioni canore in Italia e all’estero.
La millenaria Fiera do ST. ORSO che si svolge il 30 e 31 di gennaio ed è la vetrina dell’artigianato tipico valdostano. Sino a 50-60 anni fa era la fiera per la vendita degli attrezzi agricoli in legno in particolare e si è poi via via trasformata in una vera e propria esposizione di opere d’arte sopratutto in legno, ferro, tessuti, etc. realizzati da artigiani sia professionisti sia non in massima parte. In quasi tutte le comunità valdostane vengono organizzati, durante l’inverno , dei veri e propri corsi di scultura, di intaglio e di realizzazioni di tessuti particolari. L’avvenimento è anche l’occasione per incontrare i nostri cugini del Vallais svizzero e della Savoia francese con manifestazioni correlate.
Le processioni religiose che risalgono a centinaia di anni, tra le più sentite vi sono la processione che da Fontainemore, camminando tutto la notte giunge sino al santuario di Oropa in Piemonte vallicando il colle della Barma e che viene effettuata ogni 5 anni. La processione di Chaligne che dal 1600 viene effettuata ogni anno il 16 di agosto e dove i pellegrini delle varie comunità di Gignod, Excenex, Aosta, partendo intorno alle 4,00 del mattino ciascuno per propri percorsi si ritrovano in prossimità della punta per poi raggiungerla insieme e assistere alla santa messa. La processione del Miserin dove le comunità religiose di Champorcher, di Cogne e di Brissogne raggiungono il santuario del Miserin il 5 di Agosto. La processione di San Grato che avviene nelle strade della città di Aosta il 7 di settembre per onorare il Santo Patrono.
Che cosa si faceva in Valle d’Aosta in una domenica tipica di 50 anni fa?
Una caratteristica che accomunava un po’ tutti i valdostani era sicuramente assistere al mattino alla santa messa e per i bambini il catechismo. Il pomeriggio era dedicato per i più giovani durante la primavera e l’estate ai giochi tradizionali e durante l’inverno i giochi del pallone o lo sci. e per le famiglie era l’occasione per frequentarsi e per gli adulti dedicarsi al gioco delle bocce, molto seguito allora.
Vi ringrazio molto per l’intervista, è stata molto interessante e devo dire che ho scoperto un sacco di cose nuove soprattutto sulle tradizioni.
Per chi è interessato alle altre interviste le può leggere qui:
– La Valle d’Aosta agli occhi dei valdostani #1 Alex Dalle Alpi ai Tatra
– La Valle d’Aosta agli occhi dei valdostani #2 Carlo 330 km di passione
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